L’ingegnere al centro dell’innovazione: AI e creatività non sono in conflitto
- Alessandro Fiorente
- 12 giu
- Tempo di lettura: 4 min
Nel mondo dell’ingegneria e della progettazione, l’intelligenza artificiale non è più un concetto futuristico: è realtà. E, come ogni cambiamento dirompente, porta con sé dubbi, entusiasmi, nuove domande e soprattutto nuove opportunità. Ma siamo in grado di coglierle!?
Un articolo pubblicato recentemente su Business Insider raccoglie le dichiarazioni di Jeetu Patel, Chief Product Officer di Cisco, in merito a due competenze “grossolanamente sottovalutate” che diventeranno sempre più centrali per gli ingegneri del futuro:
la capacità di orchestrare il lavoro tra agenti intelligenti
la qualità delle idee
👉 Leggi l’articolo completo su Business Insider
Patel afferma chiaramente che l’AI non sostituirà l’ingegnere, ma lo potenzierà. E su questo, in CHORA, non possiamo che trovarci d’accordo.
L’intelligenza artificiale nel settore meccanico: cosa sta succedendo
L’intelligenza artificiale sta già trasformando concretamente il settore della progettazione meccanica, grazie all’arrivo di strumenti avanzati e altamente specializzati. Tra i più promettenti, per esempio, c’è Leo.AI una piattaforma sviluppata come “copilota” intelligente per supportare l’ingegnere in ogni fase del processo progettuale. Il cuore di Leo.AI è un modello proprietario addestrato su milioni di dati relativi a componenti reali. Questo gli consente di riconoscere e gestire elementi complessi in ambiente CAD, come viti, ingranaggi, dadi e molto altro.
Le sue funzionalità principali includono la generazione automatica di modelli 3D ottimizzati, partendo da semplici schizzi, testi o specifiche, e la risposta contestuale a domande tecniche. Inoltre, come spiegato dai sui ideatori, l'applicativo è in grado di effettuare calcoli ingegneristici avanzati, suggerire componenti compatibili pescando da database interni o esterni, ed integrarsi direttamente con i principali software CAD.
Insomma una vera e propria rivoluzione è già in atto.
Anche i grandi attori noti della progettazione meccanica tridimensionale non sono rimasti a guardare, è il caso di Autodesk Fusion 360 che sta puntando con decisione sull’intelligenza artificiale, integrandola in diverse fasi del workflow progettuale. Tra le novità, una delle più interessanti dal nostro punto di vista è sicuramente il Generative Design AI, che permette di esplorare automaticamente soluzioni ottimizzate in base a materiali, costi e metodi di produzione, oltre a funzionalità come AutoConstrain e Automated Drawings, che automatizzano rispettivamente l’applicazione di vincoli negli schizzi e la generazione di tavole tecniche complete.
La tecnologia non sostituisce l’ingegno
Tutti questi strumenti sono preziosi, incredibili, persino futuristici. Ma non possono e forse non potranno togliere ancora per molto tempo la centralità dell’ingegnere nel processo progettuale. Come sottolinea anche Jeetu Patel
l’intelligenza artificiale è un potente moltiplicatore: aumenta la produttività, automatizza le attività ripetitive e libera tempo prezioso per ciò che conta davvero, il cosiddetto “deep work”. Ma resta comunque l’essere umano a dover decidere la direzione, interpretare i vincoli, generare soluzioni autenticamente innovative.
Un assistente AI può consigliare una configurazione, ma non può ancora immaginare una soluzione fuori schema, o proporre un’idea che vada oltre ciò che è già stato fatto e codificato nei dati con cui è stato addestrato. Non può cogliere un’esigenza implicita del cliente, non scritta, non detta ma intuibile solo da chi ha esperienza e sensibilità tecnica. E non può certo negoziare un compromesso funzionale tra ciò che è desiderabile, ciò che è producibile e ciò che è sostenibile.
Chi lavora in uno studio di progettazione sa bene quanto queste situazioni siano all’ordine del giorno: la norma, non l’eccezione. Trovare il giusto equilibrio tra esigenze del cliente, vincoli normativi, tempi di produzione e limiti tecnologici è qualcosa che richiede giudizio, intuito, confronto, esperienza.
In altre parole: la macchina può suggerire, ma non può decidere. E in un mondo in cui la capacità di decidere con consapevolezza è sempre più rara e preziosa, il ruolo dell’ingegnere, inteso come progettista e problem solver, non solo non viene indebolito… ma diventa ancora più determinante.
Come viviamo questo cambiamento in CHORA
In CHORA, questo cambiamento lo stiamo vivendo con tanto entusiasmo e curiosità. Abbiamo già integrato strumenti di intelligenza artificiale nei nostri processi, in particolare per:
l’analisi rapida della documentazione tecnica
la generazione di concept iniziali
la verifica rapida di soluzioni progettuali
Non si tratta di sostituire il tecnico, ma di amplificarne la capacità progettuale, accelerando la parte operativa e lasciando più spazio alla riflessione tecnica e alla qualità delle soluzioni.
Sorprendentemente stiamo imparando ancora di più. Ogni giorno testiamo nuovi approcci, verifichiamo le risposte fornite dagli strumenti AI, ne valutiamo l’efficacia, identifichiamo lacune e margini di miglioramento. È un processo continuo, fatto di tentativi, molti errori, piccole e grandi scoperte.
Il futuro? Lo costruisce chi pone e si pone domande intelligenti
Siamo pienamente d'accordo con la visione espressa da Jeetu Patel: il valore aggiunto dell’ingegnere del futuro non risiederà nella mera esecuzione tecnica, nella scrittura di codice o nella modellazione 3D, ma nella sua capacità di pensare in modo critico, sistemico e creativo.
Il vero potere non sarà nell'avere tutte le risposte — quelle, ormai, possono anche darle gli algoritmi — ma nel saper formulare le domande giuste. Quelle che aprono possibilità, che spostano il focus da “cosa” a “perché” e poi a “come”, che guidano il processo progettuale oltre le soluzioni già viste.
In un contesto dove l’intelligenza artificiale è sempre più accessibile, il vero vantaggio competitivo non sarà “quanto sai usare l’AI”, ma cosa riesci a fare con l’AI al tuo fianco. Chi saprà connettere saperi diversi, mettere in relazione competenze umane e capacità digitali, orchestrare team ibridi di persone ed agenti intelligenti sarà in grado di risolvere problemi complessi in modo più rapido e innovativo.
E questo riguarda non solo le grandi multinazionali, ma anche e forse soprattutto studi di progettazione, team R&D e PMI, che avranno l’occasione di valorizzare il proprio capitale umano attraverso strumenti sempre più potenti.
Perché in fondo, anche nel mondo dell’AI, il progresso è sempre fatto da chi immagina, collega, decide. E in questo, l’ingegnere — il vero progettista di soluzioni — continuerà ad avere un ruolo centrale. Non solo oggi, ma anche (e soprattutto) domani.
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