Oil&Gas e crisi globale: il Golfo Persico tra instabilità e nuove strategie
- Alessandro Fiorente
- 27 giu
- Tempo di lettura: 6 min
Il 22 giugno 2025 segna un punto di svolta per l'equilibrio geopolitico e strategico del sistema energetico mondiale. L'attacco aereo statunitense contro i siti nucleari iraniani di Fordow, Natanz e Isfahan ha riacceso tensioni latenti e ha posto in evidenza la vulnerabilità strutturale di un modello energetico dipendente da pochi hub ad alta esposizione geopolitica. In un contesto già segnato dalla crisi ucraina e dalla ridefinizione degli approvvigionamenti europei, l'evento ha riattivato dinamiche di rischio globale e ha accelerato riflessioni sulla necessità di un nuovo paradigma energetico: più distribuito, resiliente e meno esposto a shock sistemici. La parola chiave che domina l'intera analisi è oil&gas: è su questo settore che si giocano gli equilibri economici, strategici e infrastrutturali globali.
Contesto geopolitico e dinamiche regionali
L'operazione militare del 22 giugno, presentata dal presidente degli Stati Uniti come un'azione preventiva, ha colpito tre infrastrutture chiave del programma nucleare iraniano. Mentre fonti occidentali (Gambrell, 2025) hanno descritto gli impianti come "completamente obliterati", fonti iraniane hanno minimizzato i danni, definendoli significativi ma non irreversibili. L'intervento statunitense è avvenuto a pochi giorni di distanza da un'ondata di raid aerei israeliani (13 giugno) contro obiettivi militari e infrastrutturali iraniani, dando avvio a una spirale di escalation.
L'Iran ha risposto lanciando missili balistici verso Israele e attaccando una base americana in Qatar, rafforzando la propria posizione di deterrenza. La guida suprema iraniana, Ali Khamenei, ha definito l'attacco un "fallimento strategico" e ha annunciato la sospensione delle relazioni con l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (IAEA).
Parallelamente, attori regionali come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Turchia hanno attivato canali diplomatici e rafforzato il monitoraggio militare delle rispettive aree di influenza. L'Arabia Saudita ha emesso un comunicato congiunto con l'OPEC+ per garantire la continuità dei flussi energetici, mentre gli Emirati hanno aumentato le ispezioni navali e aeree nello Stretto di Hormuz. La Turchia ha convocato un vertice straordinario tra i paesi del D-8 per discutere della sicurezza energetica e della stabilità nella regione.
Questi movimenti mostrano come il settore oil&gas sia profondamente interconnesso alle dinamiche militari e diplomatiche della regione, e quanto le minacce alla sua stabilità incidano sull'economia globale.
Mercati sotto pressione e risposta diplomatica
Le conseguenze economiche sono state immediate. Il prezzo del Brent ha registrato un incremento dell'11% nei giorni successivi, tornando su livelli di allerta. Tuttavia, la reazione complessiva del mercato è stata contenuta: secondo l'analista Ben Cahill (Axios, 2025), il limitato premio di rischio riflette la resilienza di un mercato già ben fornito e la capacità dell'OPEC+ di modulare l'offerta.
Anche i titoli energetici collegati al comparto petrolchimico hanno vissuto una temporanea impennata, seguiti da correzioni che riflettono l’incertezza degli investitori sulla sostenibilità delle tensioni. I principali operatori petroliferi globali hanno rilasciato note di aggiornamento sul rischio operativo nelle regioni MENA (Middle East & North Africa), ribadendo la volontà di garantire la continuità produttiva e commerciale.
Sul piano diplomatico, è stato negoziato un cessate il fuoco a fasi, con la mediazione di Stati Uniti, Russia, Cina e Unione Europea. Tuttavia, la tregua è considerata fragile, subordinata a condizioni riservate e vulnerabile a nuovi incidenti. L'elemento di instabilità più critico resta lo Stretto di Hormuz, fulcro delle esportazioni energetiche del Medio Oriente.
Lo Stretto di Hormuz: leva strategica e minaccia strutturale
Con una larghezza di soli 39 km nel punto più stretto, lo Stretto di Hormuz rappresenta il principale corridoio per il transito di petrolio e GNL dal Golfo. Ogni giorno vi transitano circa 20 milioni di barili di greggio (International Energy Agency, 2025), pari a un quinto della produzione mondiale. Nonostante l'esistenza di oleodotti terrestri in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi, la loro capacità non è sufficiente a compensare un blocco completo.
Nel corso delle settimane successive all'attacco, l'Iran ha rilanciato minacce di chiusura parziale dello Stretto e ha intensificato operazioni navali e test con missili antinave. Sono aumentati i rischi di sabotaggi, attacchi a petroliere e operazioni di minamento. Secondo Goldman Sachs (The Guardian, 2025), anche una limitata interruzione dei flussi potrebbe spingere il Brent sopra i 100 USD/barile, con scenari estremi fino a 150.
In parallelo, l'Asia orientale ha reagito rafforzando i contratti a lungo termine con fornitori alternativi. Il Giappone ha avviato colloqui straordinari con Australia e Malesia per aumentare l'importazione di GNL, mentre la Cina ha riattivato parte della Belt and Road Initiative per assicurarsi corridoi energetici terrestri attraverso il Pakistan e l'Asia centrale. Il settore oil&gas asiatico ha dunque attivato meccanismi di contenimento e diversificazione per evitare shock di approvvigionamento.
Sicurezza energetica europea: rischi e contromisure
La crisi ha evidenziato la fragilità della strategia energetica europea. Dopo l'interruzione dei flussi russi attraverso Ucraina e Bielorussia, l'UE ha fatto affidamento crescente su forniture via nave. Secondo dati aggiornati della Commissione Europea (2025), il 60% del GNL importato transita per vie marittime. In caso di blocco dello Stretto, i prezzi spot europei potrebbero triplicare, con ricadute sui settori industriali più energivori.
Il piano REPowerEU ha imposto la cessazione di nuovi contratti con Mosca dal 2025 e punta all'eliminazione completa entro il 2027. Tuttavia, l'infrastruttura interna non è ancora completamente adeguata. Terminali LNG insufficienti, strozzature nelle interconnessioni e carenze nella capacità di stoccaggio continuano a rappresentare vulnerabilità strutturali.
Il rafforzamento della cooperazione con Norvegia, Qatar, Azerbaigian e Stati Uniti ha attenuato i rischi, ma non è ancora sufficiente. Inoltre, il rischio di concorrenza con i paesi asiatici, più rapidi nella sottoscrizione di contratti vincolanti, complica il quadro. In questo contesto, il settore oil&gas europeo deve necessariamente adottare strategie più flessibili e decentralizzate, investendo in nuovi corridoi energetici e aumentando la propria capacità di resilienza.
Transizione e delocalizzazione: nuovi hub energetici
La crisi nel Golfo riapre il dibattito sulla necessità di decentralizzare la produzione energetica. Paesi come Guyana e Brasile stanno emergendo come nuovi hub offshore. La Guyana, secondo Reuters (2025), ha superato i 600.000 barili al giorno e punta al milione entro il 2027. Il Brasile ha superato i 3,4 milioni di barili giornalieri grazie allo sviluppo dei giacimenti pre-sal.
Questi casi mostrano la tendenza verso una maggiore distribuzione geografica dell'offerta, riducendo la dipendenza da zone ad alto rischio. Tuttavia, ciò richiede investimenti significativi in logistica, sicurezza e tecnologie estrattive avanzate. Le compagnie oil&gas stanno già adeguando le proprie strategie operative per includere nuove aree produttive considerate meno esposte a rischi geopolitici.
In Africa occidentale, si moltiplicano gli accordi per lo sviluppo di impianti di liquefazione in Senegal e Mauritania, mentre in Australia e Canada sono in crescita i progetti di estrazione non convenzionale. Tutti segnali che indicano una graduale delocalizzazione delle attività core dell'oil&gas, orientate a preservare la continuità produttiva globale.
Oltre l’Oil & Gas: scenari di trasformazione
L'uscita graduale dalla dipendenza dagli idrocarburi è ormai parte integrante della strategia di molti paesi industrializzati. L'investimento in rinnovabili, idrogeno verde e nucleare modulare (Small Modular Reactors, SMR) è in crescita. Secondo Precedence Research (2025), il mercato globale degli SMR raggiungerà i 16 miliardi di USD entro il 2034.
Tuttavia, la domanda globale di energia liquida non è destinata a scomparire. Si prevede piuttosto una sua trasformazione: maggiore frammentazione, maggiore integrazione con reti intelligenti e maggiore attenzione alla resilienza operativa. La progettazione impiantistica richiederà competenze sempre più trasversali: ingegneria meccanica, gestione digitale del ciclo vita, cyber-sicurezza e conoscenza dei rischi geopolitici. Il comparto oil&gas continuerà a giocare un ruolo centrale anche in questa fase di transizione, fungendo da cerniera tra l’attuale infrastruttura e i futuri sistemi energetici ibridi.
Conclusioni: verso un nuovo equilibrio
Gli eventi del giugno 2025 confermano che l'attuale architettura energetica globale è altamente vulnerabile a shock regionali. La crisi iraniana rappresenta un catalizzatore per la riflessione strategica: non è più sufficiente adattarsi, è necessario anticipare. Il settore energetico, in particolare quello dell’oil&gas, si trova a un bivio: da un lato, ristrutturare la rete di approvvigionamento e distribuzione, delocalizzando e diversificando; dall'altro, accelerare la transizione verso un mix energetico più bilanciato.
In questo contesto, lo Stretto di Hormuz diventa il simbolo non solo di una crisi contingente, ma della necessità di ripensare l'intero sistema energetico globale. Per l'Europa e per il mondo industrializzato, la sfida non è solo tecnica, ma profondamente strategica. Il settore petrolchimico è oggi al centro di questa sfida: da settore tradizionale a infrastruttura critica del futuro energetico globale.
Fonti citate nel testo:
Gambrell, J. (2025, 23 giugno). "What we know about the damage done to Iran’s nuclear program". AP News. https://apnews.com/article/5c148aa4829ec72583d052eb1f0a3a7b
Cahill, B. (2025, 24 giugno). "Oil market's ho-hum response to Iran strike seen as 'remarkable'". Axios. https://www.axios.com/2025/06/24/oil-market-iran-strike-response
The Guardian. (2025, 23 giugno). "Goldman Sachs warns Brent crude could hit $100 per barrel if strait of Hormuz is disrupted". https://www.theguardian.com/business/live/2025/jun/23/oil-price-imf-iran-strikes-stock-markets-business-live-news-updates
International Energy Agency. (2025). Annual Energy Outlook. https://www.iea.org/reports/world-energy-outlook-2025
Reuters. (2025, 17 gennaio). "Oil output, exports drove Guyana economy’s growth of 43.6% in 2024". https://www.reuters.com/business/energy/oil-output-exports-drove-guyana-economys-growth-436-2024-2025-01-17
European Commission. (2025). REPowerEU implementation report. https://energy.ec.europa.eu/topics/energy-strategy/repowereu_en
Precedence Research. (2025, maggio). "Small Modular Reactor Market Size to Hit USD 16.13 Bn by 2034". https://www.precedenceresearch.com/small-modular-reactor-market
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